lunedì 26 novembre 2012

REDDITEST, L'INTERVISTA A MAURIZIO LEO

 
“Il redditest è uno strumento di autodiagnosi che va compilato volontariamente e non vi è nessun obbligo o selezione. Non vi è dubbio che lo strumento per rideterminare il reddito dei contribuenti che hanno un tenore di vita elevato, è l’accertamento sintetico”. A pochi giorni dalla presentazione ufficiale del Redditest, Maurizio Leo, Presidente Commissione Parlamentare di Vigilanza sull’Anagrafe tributaria della Camera dei Deputati, analizza i punti di forza e di debolezza del nuovo strumento.
Sul redditometro si sono create molte aspettative e qualche timore; in particolare che lo strumento possa incidere sullo stile di vita degli italiani. Qualcuno ha anche teorizzato che lo strumento possa portare un’ulteriore spinta alla contrazione della domanda interna. Qual è la sua opinione al riguardo?
Oggi l'accertamento sintetico si divide in due tipologie: c.d. “puro” e da “redditometro”. Attraverso il redditometro l’Agenzia confronta il reddito dichiarato con un reddito stimato in base ad alcuni indicatori di ricchezza. Il principio alla base è che non può trascurarsi la capacità di spesa (il c.d. tenore di vita) quale elemento da considerare nella comparazione tra il reddito dichiarato e una stima della capacità contributiva. Nell’ambito del redditometro, i dati utilizzati sono già in possesso dell’Amministrazione Finanziaria che attinge all’Anagrafe Tributaria e ai dati generali dell’ISTAT. Infine, il redditometro è uno strumento di accertamento sintetico utilizzabile solo con determinate soglie di scostamento tra reddito dichiarato e reddito stimato dall’Ufficio (20% dal 2009, 25% prima) e consiste in una presunzione legale relativa, alla quale, cioè, il contribuente può fornire la prova contraria in sede di contraddittorio.
Il redditometro è uno strumento di accertamento e come tale non dovrebbe comportare un effetto immediato di contrazione dei consumi i quali si stanno riducendo, invece, per effetto della recessione e dalla crisi economica.
L’Agenzia delle Entrate guarda al Redditest come ad una cartina di tornasole, per individuare le persone fisiche che verranno selezionate per il c.d. redditometro. L’obiettivo è quello di stimolare i contribuenti all’adempimento spontaneo (compliance). Ritiene che questa modalità di procedere sia efficace ed efficiente in termini di recupero dell’evasione?
Tra la compilazione del Redditest e la selezione dei contribuenti per il redditometro non c’è alcun automatismo, né i dati inseriti nel software sono utilizzati dall’Amministrazione Finanziaria (come affermato dal direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera)
Più che recupero (diretto) dell’evasione, l'obiettivo principale è quello di creare una tax compliance tra Fisco e contribuenti, per fare in modo che il contribuente stesso, quando nota uno scostamento tra reddito dichiarato e ammontare della spesa, valuti la possibilità di “adeguarsi”. In questo senso si può parlare di recupero, indiretto, di imponibili altrimenti sottratti a tassazione.
Il Redditest è costruito facendo una elaborazione statistica dei dati su consumi e risparmi, già in possesso dell’anagrafe tributaria. La costruzione è stata fatta sulla base delle 11 tipologie di famiglie divise per cinque aree territoriali del Paese: sud, centro, nord est, nord ovest ed isole. Quali sono secondo lei i punti di forza ed i punti di debolezza di uno strumento così costruito?
Credo che il meccanismo alla base del Redditest possa ritenersi convincente perché nell’analisi delle spese delle famiglie è necessario distinguere anche in relazione all'area geografica. Pertanto, il meccanismo adottato fotografa meglio la coerenza del reddito dichiarato con elementi di spesa che si diversificano nelle diverse aree territoriali. Tra i punti di debolezza di questo strumento si rileva l’ingente massa di dati da inserire che, richiedendo la rilevazione da documenti, possono essere di difficile reperimento per il contribuente.
Come valuta la natura della risposta che il Redditest restituisce al contribuente?
La risposta attraverso un indicatore di massima (il colore rosso o verde), riflette proprio la natura del Redditest, che non è uno strumento di analisi puntuale ma che, funzionando per grandezze approssimate, restituisce come risposta solo la presenza di una posizione “a rischio” derivante degli scostamenti tra spese sostenute e reddito dichiarato. Al contrario, il redditometro, che è uno strumento per l’accertamento di eventuali maggiori redditi non dichiarati, deve determinare, in maniera puntuale, il quantum che l’Agenzia delle Entrate, previo contraddittorio con il contribuente, intende riprendere a tassazione.
Una volta che il contribuente è selezionato con il Redditest, si pone il problema di individuare lo strumento più adeguato per effettuare l’eventuale accertamento. L’Agenzia delle Entrate sembra orientata a dire che in questi casi lo strumento che verrà usato è, nella sostanza, sempre l’accertamento sintetico, ossia il redditometro. Ritiene condivisibile questa impostazione?
Il redditest è uno strumento di autodiagnosi che va compilato volontariamente e non vi è nessun obbligo o selezione. Non vi è dubbio che lo strumento per rideterminare il reddito dei contribuenti che hanno un tenore di vita elevato, è l’accertamento sintetico.

http://www.ipsoa.it/Articoli/link.aspx?ID=1103104&linkparam=In%20Primo%20Piano 

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